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don Carlo Gnocchi Video Foto cerimonia Reliquia a Montesiro

Don Carlo Gnocchi e Montesiro

“Due miei figli li hai già presi, Signore. Il terzo te lo offro io, perché tu lo benedica e lo conservi sempre al tuo servizio”

Così mamma Clementina Pasta, dalla fede salda, vedova Gnocchi, morti i suoi due figli Mario e Andrea di tubercolosi, parlava con il Signore. Carlo Gnocchi, di cui qui tracciamo solo alcune righe della sua vita (tutte dedicate al periodo passato a Montesiro), nacque il 25 Ottobre del 1902, a San Colombano al Lambro, ai piedi delle prime colline che spezzano la lunga pianura padana. Durante i periodi di vacanza dal seminario, Carlo passava diverso tempo insieme con la madre, nella casa della zia Maria Pasta presso Montesiro. Maria Pasta era una signora benestante, vedova dal 1896, viveva nella zona di Bettolino presso la sua villa che portava il cognome del marito.

I periodi di soggiorno a Montesiro erano intervallati anche da ragioni di salute, infatti Carlo, soffriva sovente di tonsilliti, e l’aria salubre del paese sembrava portargli beneficio. Sin da piccolo, girava per la sartoria della madre, giocando tra le stoffe e i bottoni, elargendo la benedizione alle lavoranti, un gioco innocente fatto con un piccolo ostensorio e un crocifisso in miniatura, ma che già delineava la sua personalità religiosa . Montesiro, per Carlo Gnocchi, era una seconda casa, che dal 1915 fino 1925 lo accolse con molta simpatia, era soprannominato il “pretin”, quel piccolo fanciullo che correva con la bicicletta per il paese e la Domenica dava la sua presenza come chierichetto nella santa messa.

Con il passare del tempo Carlo si impegnò attivamente nell’educazione dei ragazzi, in quell’epoca a Montesiro l’oratorio come lo intendiamo noi oggi, non esisteva. La gioventù, dai sei anni ai quindici, si radunava presso la chiesa di S. Nazaro per il catechismo, insegnato dalle suore del prezioso sangue e Carlo, nonostante gli studi presso il seminario, dava tutto se stesso per aiutare a tener buoni quei 50 a volte 60 bambini. Il suo sorriso era contagioso, riusciva ad avere l’attenzione dei ragazzi, facendoli cantare e pregare. Carlo si era amalgamato anche con la gente, composta per la quasi totalità da contadini, che seguivano gli insegnamenti del parroco, andando sempre alla messa e non solo quella domenicale.

 
 

Nonostante la cultura rurale, il parroco durante le prediche metteva in risalto la vita dei santi,modelli da trarne esempio, enfatizzandoli con le feste religiose, unico momento di svago nella vita monotona del paese. Le associazioni religiose erano di estrema importanza, come quella di Montesiro, denominata Società dei giovani cattolici, sorta dalla precedente Opera dei congressi del 1904. Pressoché tutti frequentavano ed erano iscritti, dove si proponeva una vita religiosa intensa. Durante l’anno si tenevano periodicamente delle riunioni. Generalmente si formavano dei gruppi assegnati ad assistenti spirituali, solitamente il parroco per gli adulti e un coadiutore per i giovani e i fanciulli.

Ovviamente Carlo era un personaggio estremamente attivo e coadiuvava i gruppi giovanili, con particolare dedizione. Nell’agosto del 1915 don Elia Caversasio si apprestava a diventare il nuovo parroco del paese in sostituzione di don Luigi, nonostante la festa per l’evento si assaporava l’amarezza della perdita di un buon parroco, con la gioia di un nuovo arrivo, e proprio da quest’ultimo, Carlo ne trasse un grande insegnamento definendo don Elia un maestro di vita religiosa. Anche il paese trovò nel nuovo parroco un uomo capace di stravolgere con le parole dense d’amore dove le struggenti prediche impregnate di brucianti verità, scuotevano le menti chiuse dei contadini. Fu Don Elia che, professando l’amore per i giovani specialmente quelli in difficoltà, fece nascere il desiderio irrefrenabile del sacerdozio.

Un cammino portato al successo nel giugno del 1925 in Duomo a Milano, quando il Cardinale Eugenio Tosi, lo ordinò sacerdote. Il 6 giugno dello stesso anno, davanti a una chiesa gremita come non mai il giovane prete, Don Carlo Gnocchi celebrò la sua prima messa. La madre Clementina assistì la messa seduta su di una poltrona nella sacrestia rivolta verso l’altare. Immediatamente fu trasferito nella chiesa di Santa Maria Assunta di Cernusco sul Naviglio, portando con se la madre anziana e ormai malata. Da quel momento Don Carlo Gnocchi proseguì la sua missione nel lenire la sofferenza dei bisognosi. Sopravvisse alla grande ritirata russa, e sotto certi punti di vista, le parole di sua madre Clementina furono accolte dal Signore. Fu soprannominato il papà dei mutilatini per il suo impegno nell’assistere i giovani colpiti dalla guerra, fondando nel 1951 la “Federazione pro infanzia mutilata”.

Il legame di Montesiro per Don Carlo Gnocchi fu grande tanto da considerarlo il suo paese natale, dove visse i suoi giovani anni nella spensieratezza di un ragazzo e nella consapevolezza da adulto nel perseguire una missione. Tornò diverse volte in paese, dove la zia Maria rimase e vi morì. Don Carlo Gnocchi fu rapito dalla morte, che gli tese la mano il 28 febbraio 1956, lasciando come ultimo dono le sue cornee a due ragazzi non vedenti, Silvio Colagrande e Amabile Battistello in un’epoca dove il trapianto d’organi non era disciplinato da leggi. La folla commossa salutava con la città listata a lutto, quattro alpini sorreggevano la bara, altri portavano sulle spalle i suoi mutilatini. Una voce echeggiava nella piazza del duomo “era un santo, è morto un santo”.
Il processo di canonizzazione, concluso nel 1991 in sede diocesana, attualmente è in corso di svolgimento un processo alla Congregazione delle Cause dei Santi, a Roma. Il 20 dicembre 2002 Giovanni Paolo II proclamò don Carlo Gnocchi "Venerabile", riconoscendone l'eroicità delle virtù. Alla fine del 2004, si è svolta a Milano la sessione straordinaria del processo per l'analisi di un presunto evento miracoloso.

Domenica 21 Gennaio 2007 - Mamma Clementina torna a Montesiro -

Le spoglie mortali della mamma di don Carlo Gnocchi, Clementina Pasta, vengono traslate dal Cimitero Maggiore di Milano al Cimitero di Montesiro. Nel 50° della morte del venerabile Servo di Dio don Carlo Gnocchi, la Fondazione che porta il suo nome, per onorare la memoria, ha ritenuto giusto non dimenticare la madre di don Carlo, che nell'immenso amore protratto per i figli, avrebbe sicuramente desiderato esprimere la volontà di ricongiungere i suoi resti mortali accanto ad Andrea e Mario ed alla cara sorella Maria, proprio là, nello stesso luogo in cui, in anni lontani, la famiglia Gnocchi trovò comprensione, ospitalità, cura e sostegno.
Di questa volontà non possiamo che essere onorati e grati.
Mamma Clementina, è tornata a Montesiro.

h. 10,00 - messa nella chiesa di S. Siro a Montesiro.
h. 11,00 - Onori alle spoglie di Clementina Pasta.
h. 11,15 - Processione verso il cimitero di Montesiro.
h. 11,30 - Tumulazione nella Cappella ove riposano i due fligli Andrea e Mario, la sorella Maria.
h. 12,00 - Ritrovo all'asilo "Prinetti" di Montesiro, con gli "Amici di don Carlo Gnocchi di Montesiro" per i saluti.

  • foto 1 Casa della zia dove Carlo Gnocchi a vissuto
  • foto 2 Inaugurazione della lapide realizzata da Archimede Cirinnà, in memoria di Don Gnocchi - 1968
    foto 3 Don Carlo Gnocchi e i Giovani Cattolici di Montesiro
    foto 4 Cappella della famiglia di Don Carlo Gnocchi
    foto 5 - 6 e foto 7 Cerimonia e processione delle spoglie della madre Clementina