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Lettera del mons. Ballerini al Cardinale Giacomo Antonelli

13 Settembre 1875

Le notizie che da alcuni giorni corrono sui giornali mi fanno sospettare che il santo Padre pensi ancora di onorarmi di qualche destinazione in Roma. Io sò di essere legato al vincolo di obbiedenza dell'augusto capo della Chiesa, e tanto meno vorrei contristare con riluttanza il cuore amorosissimo, e già tanto amareggiato del medesimo Pio Nono. Però non sò persuadermi ch'Egli ritenga necessaria la mia presenza in Roma pel bene della Chiesa universale, e suppongo che s'Egli ha messo di nuovo i suoi occhi sopra di me, lo ha fatto per puro effetto di sua bontà, onde dimostrarmi l'alta sua benchè immeritata benevolenza. In questa mia supposizione io ardisco dunque supplicare la benignità di Vostra Eminenza Reverendissima, onde voglia far conoscere sua Santità i motivi pei quali preferirei che sua santità medesima, non privandomi delle sue grazie, si degnasse lasciarmi nella mia presente posizione. Uno dei motivi principalissimi è la grandissima spesa che dovrei incontrare pel trasporto di tutto il mio mobiglio e di tutti i libri, oppure per la vendita che qui dovrei farne a prezzo infimo, per tutto ricomprare in Roma a prezzo molto più elevato.

Questo motivo è per me tanto più grave, in quanto che dopo la morte di mia madre, vedendo che una piccola comunità religiosa femminile in Monte Siro, bel paese di Brianza, per mancanza di casa propria, cessando l'affitto della loro abitazione, ne più potendosi rinnovare, avrebbe dovuto abbandonare quel luogo, e abbandonare insieme tutto il bene che vi fà, principalmente nella educazione cristiana delle fanciulle non solo di quel luogo stesso, ma anche dei popolosissimi contorni, per aiutarle a comperare una casa propria ho dato a quelle religiose diciottomila lire a prestito gratuito per dodici anni, cosicchè, intanto son privo di tutti i frutti di questo capitale, e poi prevedo che il prestito gratuito dovrà essere convertito in piena donazione. Inoltre i frutti di quel pochissimo che ancor mi resta del mio devo impegnarli nel provvedere all'educazione della figlia di un mio cugino che, avendo poco cervello, lasciò andare alla malora i suoi traffici discretamente lucrosi per portarsi in America, di dove già da più anni non si ha alcuna notizia di lui; e per aiutare un altro mio cugino a tenere in seminario un figlio, che dimostra attitudine e inclinazione allo stato eclesiastico.

Se dovessi venire a Roma, per le gravissime spese che qui dovrei subire, ancorchè Sua Santità mi favorisse con qualche carica di reddito notabile, credo che non potrei più sopperire agli impegni predetti a cui pure dalle circostanze sono vincolato. Potrei aggiungere che appunto domani io compio gli anni sessantuno di età: e a questa età l'assoggiettarsi a un cambiamento di clima e di abitudini, che debba essere permanente, e non può a meno di riuscire penoso; però a questa considerazione darei minor peso: quelle che più mi molestano sono le precedenti riguardanti l'insufficenza de' mezzi in cui prevedo che verrei immancabilmente a trovarmi, sia per sostenere in Roma il decoro della mia posizione, sia per continuare nelle necessarie beneficenze verso le indicate persone di mia parentela, come anche in altre verso altra parente bisognosa, che non ho accennato precedentemente. Infine dirò che avendo io Mons. Arcivescovo ricevuto la facoltà di eseguire ogni funzione episcopale in tutta la diocesi, e di conferire anche la cresima a tutti quelli che me ne richiedono, sebbene io abbia da lui ricevuti incarichi speciali di recarmi a tener in alcuni luoghi ove da maggior numero di anni non si tenne cresima, i parrochi m'invitarono a cresimare i più adulti, o mi mandano questi medesimi, invitandomi anche frequentemente a far funzioni solenni, perchè la diocesi è tanto vasta che mons.

Arcivescovo in generale non può prestarsi a queste feste speciali e la vista di un vescovo e della maestà dei riti pontificali dà un grandissimo slancio al rinnovamento della fede e al sentimento religioso. Se io abbandonassi la diocesi, di questo bene non piccolo sarebbero prive queste popolazioni. Rimanendo sempre fermo nella disposizione di obbedienza ai valori di Sua Santità, confido però che Vostra Eminenza avrà per me la bontà di esporle come per gli indicati motivi io riguarderei come un favore preferibile a quello che la clemenza del Santo Padre volesse accordarmi col chiamarmi a qualche carica in Roma, il lasciarmi ancora in questa mia diocesi nativa, e che anche per questa ciò non sarebbe senza vantaggio. Voglia l'Eminenza Vostra implorarmi insieme l'Apostolica Benedizione, e perdonarmi il disturbo arrecatole, mentre baciandole le mani con profonda venerazione mi onoro di professarmi.

Foto: mons. Paolo Angelo Ballerini, ritratto di Franco Vasconi olio su tela 58x74 - 1993