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Chiesa S. Siro Oratorio San Nazaro e Celso Monastero delle Preziosine Monastero di Brugora Chiesa dell'Annunciata Cimitero

Oratorio di San Nazaro e Celso

La prima notizia certa dell'antico Oratorio dei Santi Nazaro e Celso risale al sec. XIII, forse esisteva in un tempo ancora più antico, ma di questo non vi è prova. Infatti, Goffredo da Bussero, cappellano di Rovello, morto poco dopo il 1289, stilando l'elenco delle chiese e degli altari esistenti allora nella diocesi di Milano, scriveva nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" l'esistenza di tre chiese: la parrocchiale dedicata a Sant'Ambrogio, la chiesa di San Nazaro e quella di Sant'Andrea.

"In plebe Alliate, loco Monte, altare S. Syri in Ecclesia S. Ambrosii"
"In plebe Alliate, Monte, Ecclesia S. Nazarii"
"Brugora, Ecclesia Sancti Petri"

L'Oratorio fu onorato dalla presenza di San Carlo Borromeo il 29 agosto 1578, in occasione della visita pastorale. Il Santo Borromeo diede precise prescrizioni su dei lavori da eseguire. Eccole

"Entro sei mesi si deve formare la Confraternita dei Disciplinati"
"Si costruisca un altare vicino al muro posteriore, con la sua predella, secondo le norme"
"Nella nicchia si dipinga la sacra immagine"
"Si faccia il pavimento almeno nella cappella maggiore e la si chiuda con una balaustra di legno"
"Si tolga la finestra della cappella maggiore e se ne facciano due lungo la navata, verso mezzogiorno"
"Sia immurata la porta verso mezzogiorno. Quando sarà possibile si faccia il soffitto e il pavimento in tutta la chiesa"
"Si tolga subito l'altare presso la porta"
"Siano intonacati e imbiancati i muri di tutta la chiesa"
"Si introduca una finestra rotonda sul frontespizio"
"Entro 15 giorni si chiuda il cimitero, e tutto lo spazio dietro la cappella maggiore sia diviso dalla pubblica via da un a siepe"

Fu nel 1619 che Federico Borromeo cugino e successore di San carlo, in una visita pastorale ordinava le seguenti prescrizioni:

"Si faccia il pavimento in mattoni"
"Di concedere e porre un vaso per l'acqua benedetta sopra una colonna di pietra, vicino alla porta, purchè questa colonna sia collocata su un basamento solido, adatto al vaso più grande"
"Di concedere una cassetta per le offerte destinate al restauro dell'oratorio"
"Che ci siano due chiavi per la cassetta, una per il parroco, l'altra per il cappellano, che ha l'onere di celebrare due volte alla settimana"

Nel 1638 mons. Antonio Tranchedino faceva sistemare ulteriormente l'oratorio e di mettere delle inferiate alle finestre.

Il card. Odescalchi in data 28 agosto 1722, concedeva la facoltà di costruire un ossario munito di grata e serratura. Inoltre fa porre un'epigrafe comprensibile ai fedeli, con la seguente frase:

"L'esposizione delle ossa dei defunti non è per il culto, ma per la pietà dei fedeli verso le anime del Purgatorio per redimerle con le messe, le preghiere, le elemosine e con altre opere pie"

Nel XVIII secolo a Monte non c' era un seppellitore ufficiale e le cerimonie funebri, che spesso avevano come meta finale la chiesa, risentivano ancora di remoti influssi greco- romani. Le donne seguivano i funerali facendo uno strepitio tale da perturbare i sacerdoti e non solo gridavano ma percuotevano il corpo del defunto e lo sollevavano. Importante traccia della funzione del cimitero è una data impressa nel muro esterno della cappelletta compresa nell 'Oratorio "1723", accanto ad un teschio e tibie, che non lasciano dubbi in proposito. Anno dopo anno la chiesa rimase sempre aperta al pubblico.
Dal XIX secolo i parroci di Montesiro annotavano scrupolosamente i costi ed i nominativi dei coadiutori intervenuti alle consuete celebrazioni. Nel 1868 le suore del Preziosissimo Sangue di Gesù si impegnarono nella manutenzione e consentirono l'accesso al pubblico, riservandosi di assistere alle funzioni da una tribuna laterale. Sebbene alcune fonti facciano risalire al 1877 il restauro dell 'edificio, non ci è stato possibile trovare prove riguardanti tale fatto.
Al contrario, nel 1878, si rilevano spese, a carico della parrocchia, per il rifacimento delle grondaie e dei gradini d' accesso al sagrato. Qualche anno più tardi è ancora la parrocchia a provvedere alle panche necessarie. Nella visita pastorale del 1901, ad opera del Card. Ferrari, si fa menzione della povertà delle Preziosine e del fatto che, non potendosi permettere un cappellano proprio, dovessero intervenire i coadiutori della parrocchia. L' insieme di questi fatti tenderebbe quindi a smentire o meglio a ridimensionare l'entità dei restauri del 1877.

Altre visite pastorali si succedono e l'umile Oratorio trova l' ammirazione del card. Schuster che così lo ricorda: “Interessante a motivo della bella pala d' altare colla Madonna, dei reliquari antichi e di due piccoli quadri a bassorilievo nei muri laterali della cappella”. Pochi e amari i fatti della seconda metà del XX secolo. Dopo la fine della prima guerra mondiale, le suore Preziosine lasciarono il convento e l'oratorio fu abbandonato al degrato. Solo nel 1982 la signora Pinetta Giuseppina Brambilla fruttivendola e abitante nellla via San Nazaro, lancia l'idea di restaurare la chiesetta. Nel 1983 l'intenzione della signora Pinetta inizia a diventare realtà, trasmite una raccolta fondi, istituendo la festa di San Nazaro, tutt'oggi in auge, con sottoscrizione di premi in una lotteria. Nel 1986 si forma un gruppo di abitanti del rione e chiedono al parroco Enrico Gobbi lo stato patrimomiale e giuridico della chiesetta, per organizzare il restauro.

L'8 aprile Antonio Cirinnà, figlio del pittore omonimo incomincia le ricerche nell'archivio parrochiale di Montesiro e l'11 aprile viene ufficializzato il "comitato pro San Nazaro". Nel 1988 sono pronti i vari nulla osta da parte della curia e degli uffici tecnici. Il 19 luglio dello stesso anno si interpella la ditta edile EDILMAGNI di renate, che nel gennaio del 1989. inizia i lavori. Il 19 novembre 1991 si esamina la posizione della ditta EDILMAGNI, che da circa un anno non prosegue i lavori e si decide di scegliere la ditta CERM di Barzago. Nel 1993 la ditta THEMA di Merate posa il pavimento in cotto lombardo e nel 1994 la ditta AEDILIA di Alessandria lavora alle deumidificazione dei muri perimetrali. Nel 1994 la ditta MARCATO di San Donato, inizia il restauro della pala d'altare, raffigurante la Madonna col bambino, di dimensioni quattro metri per due e mezzo, per poi restaurare il portale d'ingresso dell'oratorio. Per la tinteggiatura interna ci si appoggia alla ditta DECOR LINE di Montesiro. Il restauro viene concluso nell'aprile del 1995, grazie alla generosità di tanti montesiresi. Il primo giugno del 1996, la popolazione di Montesiro fu invitata all'innaugurazione dei restauri con un programma che durò diversi giorni, (vedi icona " biglietto di invito") Da diversi anni la chiesa di San Nazaro, ritornata al suo splendore antico, non è più adibita al culto, tranne il giorno della festa di San Nazaro.

CARATTERISTICHE ARTISTICO-ARCHITETTONICHE

La chiesetta dei SS. Nazaro e Celso si presenta a base rettangolare, a cui è stata successivamente aggiunta una piccola sacrestia e una cappelletta. Le mura perimetrali sono spesse e raggiungono i sei metri d' altezza. Sono formate alla base da grossi blocchi di pietra squadrati, sormontati da piccolo ciottolate fluviale legato con grandi quantità di malta. Questa tecnica muraria è molto antica (X sec. d.C.) e si possono osservare diverse similitudini con alcune mura dell' abbazia di Agliate. L' assenza di marcate e profonde crepe nelle mura perimetrali fa supporre che appoggino su solide e consolidate fondamenta. Queste ultime, assieme al sottosuolo del sagrato, sono le parti più antiche dell 'intero complesso architettonico, forse risalenti alla sua stessa origine (XI-XII sec.).

La base della chiesa è orientata sull' asse Est. Le uniche tre finestre sono poste sulla parte Ovest con l' ingresso ad occidente e la piccola rete a sud illuminando in modo diretto l’abside interna ad oriente. I1 portale d' ingressoè di particolare valore artistico e architettonico, formato da due colonne di pietra «molera» sormontate da una trave con cornice a forma circolare. E’ riccamente scolpito in ogni sua parte con diversi motivi ornamentali, tra i quali spiccano le foglie d' acanto, disegni floreali e ovuli rinascimentali. Sotto la cornice circolare è riportata, dipinta, la dedica della chiesa: "D.0.M. ET SAN NAZARO ET CELSO" accanto ad una possibile data, di difficile lettura, forse 1581. La datazione del portale è suggerita dalla sua particolare forma architettonica e dai motivi ornamentali, che, introdotti da Michelangelo nell 'epoca rinascimentale, si diffusero in tutto il paese nel tardo settecento. Dall' interno la chiesetta appare ampia e ben proporzionata. Il soffitto, a forma di volta a botte, è costruito con malta su cannucce fissate ad apposite centine sagomate. Sovrapposta sta l' orditura a capriata del tetto e la copertura in coppi.

La particolare forma del soffitto e la chiara tinta azzurra conferiscono a tutto lo spazio interno un ampio respiro ed un senso di leggerezza. La pavimentazione è in cotto grezzo disposto a lastre diagonali, delineando all' ingresso della chiesa una grande croce rivolta verso l' altare centrale. L' ancona, situata sulla parete nord, è un elemento di rilevante valore artigianale. Di notevoli dimensioni (quattro metri per due e mezzo) è realizzata interamente in legno duro. L' inquadratura architettonica risulta formata da due colonne, terminanti in alto con un frontone ad arco ribassato, comprendente anche un motivo ad archi spezzati. Intagliato in stile barocco reca numerosi motivi floreali e ornamentazioni spiraliformi. È un putto, sovrastante la dedica dell 'ancona, che rivela l' abilità dell 'ignoto artefice grazie alla delicata fattura del volto e all' eleganza delle ali. La parte pittorica consta di una immagine della Madonna che porge la mano al fanciullo posto in grembo. testimone della volontà di impreziosire la figura è l' aggiunta attorno alla figura della Vergine di ornamenti in metallo e paste vetrose colorate tagliate nella semplice forma semisferica che i gioiellieri chiamano “cabochon”.La datazione proposta per questa pala d' altare è il tardo settecento.

Lungo la stessa parete, di fianco all'altare, si trova una grata in ferro battuto, da dove le religiose del monastero adiacente seguivano i riti del culto, lontano da occhi indiscreti. L' altare maggiore, in stato di fatiscenza, è opera lignea del tardo settecento e si trova oggi mancante della sua parte superiore. Dietro ad esso una piccola volta absidale è decorata da un cielo stellato. Tutto l' intonaco interno è finemente decorato con grazia e buon gusto, arricchendo così di ornamenti la semplice struttura muraria. L'Oratorioè inoltre dotato di diversi oggetti ad uso rituale; tra gli altri le tavole della Via Crucis ed il tabernacolo, peraltro custodito nella chiesa parrocchiale. Annessa alla chiesa si trova una cappelletta o per meglio dire, una edicola, dal frontone triangolare baroccamente ornato. Sopra la finestra che da accesso alla visione della Pietà, un teschio accompagna una data, 1723.